1938. Era da poco scoppiata la seconda guerra mondiale, e Giuseppe Padua, da un aereo da guerra lanciò una lettera indirizzata a sua madre sorvolando contrada Pisciotto a Sampieri. Un contadino, qualche giorno dopo, scorse quella busta tra i filari della sua vigna, rintracciò la madre del militare, che viveva a Donnalucata, gli consegnò le parole, commosse e preoccupate del figlio.
Giuseppe, dalle basi aeree del Continente, partiva in missione nel Canale di Sicilia.
Una festicciola intensa e commovente si è tenuta ieri mattino a Donnalucata. Il sindaco di Scicli Enzo Giannone si è recato nella casa in cui Giuseppe Padua ha festeggiato cento anni di vita.
Maresciallo dell'aeronautica, armiere artificiere, Giuseppe ha partecipato a tante battaglie aeree, e anche alla battaglia di El Alamein, in Nordafrica.
Il maresciallo Padua è vedovo, ha un figlio medico, ed è nonno.
Ieri, a festeggiarlo, gli amici, i vicini di casa, e i marescialli dei carabinieri Giorgio Giannì e Giorgio Calabrese.
Tra gli aneddoti più suggestivi, che con memoria ferrea e precisa Giuseppe ha ricordato, quello della sua fuga in treno durante un rastrellamento nazista.
Chiese a un parroco, che viaggiava nel suo vagone, di potersi nascondere sotto il sedile di legno, approfittando della larga veste talare per celare la sua presenza.
Gli andò bene.
Una vita capace di ispirare la sceneggiatura di un film.
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