Che l'affiorare del fiume carsico sotterraneo a Donnalucata sia un fatto antico è dimostrato dall'etimo del nome della borgata, che in arabo vuol dire "fonte delle ore, o delle stagioni".
La situazione di crisi che si è determinata negli ultimi giorni, con l'affiorare in maniera estesa e sgradevole del fiume carsico lungo tutta la parte iniziale della spiaggia di Micenci, diventata un acquitrino, si ripete ciclicamente, ed è legata con ogni probabilità, alle scarse precipitazioni registrate in primavera.
Chi conosce la storia della borgata sa bene che la sorgente di acqua dolce è sempre stata delimitata, in un sito puntuale della spiaggia, recitato e messo in sicurezza.
Quando le precipitazioni meteoriche in primavera scarseggiano, la vena sotterranea si affievolisce, e non riesce a sgorgare con forza nel sito tradizionale.
E' questa la ragione per cui il fiume di acqua dolce affiora a macchia di leopardo, e comunque in maniera diffusa lungo tutto l'arenile.
Il Comune in verità non ha competenza. Perché competente in materia è il Demanio marittimo.
Tuttavia, comprendendo la gravità della situazione, la giunta Susino ha coinvolto tutti gli enti che hanno competenza sulle spiagge, ovvero il Demanio marittimo in primo luogo, la Provincia, la Capitaneria, per tentare di risolvere una situazione ambientale sgradevole e perniciosa.
Va fatta una precisazione. La storia del fiume carsico sotterraneo di Donnalucata, oggetto di studi da parte dell'Università di Palermo, e del professor Aurelio Aureli, è paradigmatica dei casi in cui la natura si riprende il mal tolto dall'uomo, che ha edificato ovunque e comunque. E tentare di arginare il naturale corso dell'acqua, come della lava, nei vulcani, espone a un rischio: che l'intervento aggravi la situazione, anziché risolverla.
Il Comune di Scicli in questi giorni ha sentito il parere di autorevoli e prestigiosi geologi per tentare di capire come affrontare il problema dell'affioramento superficiale del fiume carsico sotterraneo lungo l'arenile di Micenci, ben comprendendo il disagio dei bagnanti, dei turisti, e di quanti hanno dato in locazione le loro case assicurando ai turisti un ambiente sabbioso salubre e vivibile.
Ma la ricerca dei capri espiatori è sport forse divertente quanto inutile. Il fiume c'è, c'è sempre stato, da quando Donnalucata si chiama così, ed è cosa complessa arginare un fiume che viaggia sotto terra.
L'ufficio tecnico comunale, dopo aver sentito gli enti che sono in prima linea competenti all'intervento, ha deciso di finanziare una somma urgenza che dovrebbe favorire il deflusso delle acque dolci affioranti verso il mare.
Non è pensabile alcuna ipotesi di ripascimento sabbioso, dato che esso sarebbe inutile.
L'esperienza insegna che la situazione si è normalizzata in passato quando il potenziarsi della vena di acqua dolce sotterranea ha permesso al fiume carsico di ingrossarsi e di abbattere la resistenza della sabbia in un sito puntuale.
La situazione a Micenci è monitorata quotidianamente dai tecnici comunali, ma non è pensabile che si possa imbrigliare, regimentare e dirottare un fiume carsico in una realtà dove l'antropizzazione e l'edificazione hanno determinato una situazione di fatto difficilmente modificabile.
La vicenda della spiaggia di Micenci è complessa e il Comune, con serenità, afferma che la situazione è particolarmente incresciosa. Ricercare responsabili negli amministratori attuali, recenti o passati, equivale a voler strumentalizzare un fenomeno naturale non condizionabile. Come non è condizionabile l'eruzione di un vulcano, o il corso di un fiume che attraversa le viscere della terra per guadagnarsi il mare.
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