LA FESTA DI PASQUA O DELL' "UOMU VIVU"
La Domenica di Pasqua, i festeggiamenti hanno inizio con la processione, per le vie della città, del "Venerabile" , l' Ostensorio portato da un sacerdote, sotto un grande baldacchino a quattro aste. In capo alla processione, un pesantissimo "stunnardu", il tradizionale stendardo di seta azzurra " ... con la stella ricamata in oro ed una grossa nappa, in punta, a toccare terra, appeso ad una lunga asta, che si flette ad arco viene portato,legato alla cintola, da giovani, che danno così prova del lorovigore. Procedono a passi misurati, l'asta infilata in un coppo dicuoio, appeso sul davanti, con una cinghia stretta ai fianchi, il busto piegato all'indietro, un braccio steso, a reggere l'asta; la punta dello stendardo a strisciare per terra". ( B. Cataudella;Scicli. Storia e Tradizioni).
Il momento "spettacolare" della festa è quando, al rientro dello "Stunnardu" , (verso le ore 13.00), una folla di giovani, facendo ressa, sollevano sulle braccia la statua dell' "Uomo Vivo" e al suono dell' Inno di Busacca, procede, con andatura avanti-indietro, dall'interno della chiesa fin sul sagrato dove finalmente appare, ed è visibile fino al "piano del Cònsolo" la bella statua del Cristo Risorto.
La statua, che è opera dello scultore Benedetto Civiletti, rappresenta il Cristo nelle sembianze di un giovane, dal corpo armonicamente vigoroso, coperto da una fascia giallo dorata, con un mantello rosso che gli copre il collo, e alle spalle i raggi del sole nascente, simboleggiano la rinascita; la testa è adornata da una patena, la mano destra alzata, benedicente, mentre con la sinistra regge un vessillo azzurro, il colore della resurrezione.
E' a questo punto che esplode veramente la "festa degli Uomini", come bene l'ha cantata Vinicio Capossela, dopo aver visto la statua mentre "...barcolla, traballa sul dorso della folla, e ... con le tre dita la Via sembra indicare" .
E' certamente difficile descrivere, a chi non ha visto questa festaalmeno una volta, il tripudio della folla, fra le grida di "Evviva" e " Gio-gio-gio- Giooooia! " mentre petali di fiori, a pioggia, scendono dai balconi al passaggio della statua.
La Gioia intensa di questo momento, è ben rappresentata dall'esplosione degli artistici fuochi d'artificio che, dall'alto del colle di San Matteo, unendosi allo scampanio ininterrotto e alle grida di "GIOIA!" dei portatori, riempiono tutta la vallata.
La statua, sorretta da mille braccia osannanti avanza, in un mare di folla, sempre col suo andamento "ad onda" , lungo la via Santa M.la Nova, fino al piano del "Cònsolo", allorquando esplode una nuova e più vigorosa "maschiata" , "u pìttimu" : (sparo di grossi mortari, a catena), che sembra avvolgere uomini e cose dentro una nuvola di suoni e colori.
Poi l' "Uomu Vivu" , come affettuosamente viene chiamato dagli sciclitani, procede fino a piazza Busacca, dove si dà vita alla parte dei festeggiamenti che chiudono la mattina di Pasqua: i portatori, accompagnati dalla banda musicale, girano, ad andatura ora normale, ora veloce, attorno alla piazza al centro della quale svetta la statua di Pietro Di Lorenzo Busacca, fino al fatidico " ultimo giro", (mai prevedibile), allorquando i portatori, esausti e allo stremo delle loro forze si persuadono a deporre la statua dentro la vicina chiesa del Carmine.
E' a questo punto che sui volti e negli sguardi delle persone è possibile cogliere le più svariate espressioni: in alcuni di giubilo e di autentica allegria, in altri di vero stupore e persino, in taluni, di esecrazione, per le connotazioni palesemente paganeggianti con cui si rappresenta una festa che ciascuno può "leggere" secondo un proprio registro interpretativo.
Nei più, tuttavia, è evidente il piacere di una festa straordinaria, assolutamente "sciclitana" .
All'incirca verso le ore 16, la statua viene portata di nuovo in processione e, al rientro, esposta ancora alla ammirazione-venerazione dei visitatori.
I festeggiamenti si concludono dopo mezzanotte, nella chiesa di Santa M. la Nova, sempre fra le acclamazioni di Gioia, lo scintillìo delle luminarie e gli artistici fuochi d'artificio.
Rimane intatto il sapore di una festa nella quale si riconosce tutta la cittadinanza per le sue molteplici valenze: quella religiosa, inprimis, nella sua scaturigine primordiale in quanto capace di corrispondere al desiderio di rinascita e di eternità insito nel cuore dell' Uomo; non meno importante è poi la dimensione storico-folkloristica per la sua forza aggregante; un evento, infine, potente anche in funzione di "attrattore turistico" e come tale meritevole di essere annoverata fra i Grandi Eventi del Calendario Regionale e iscritta al R E I -Registro della Eredita'Immateriali.
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