Diciassette anni fa, in un agguato da sempre attribuito alla 'Ndrangheta, venivano uccisi a Palmi i carabinieri Vincenzo Garofalo e Antonino Fava.
Questa mattina si è tenuta una mesta cerimonia commemorativa a Donnalucata, borgata in cui è nato e vissuto Vincenzo Garofalo, per ricordare il sacrificio dei due militari, decorati con Medaglia d'Oro al Valor Militare dal Presidente della Repubblica Scalfaro.
Alla presenza del vicesindaco di Scicli Teo Gentile, degli assessori Miceli, Giallongo, Giannone, del presidente del consiglio Rivillito, del capitano dei carabinieri della Compagnia di Modica Alessandro Loddo, dei marescialli delle stazioni di Scicli e Donnalucata, nonché di una rappresentanza degli studenti donnalucatesi, è stata deposta una corona d'alloro in piazza Garofalo.
Assente il sindaco per sopraggiunti e inattesi impegni istituzionali.
Erano presenti i genitori del carabiniere ucciso e il fratello.
Don Rosario Sultana ha letto alcuni passi del Vangelo.
Una tromba ha intonato il Silenzio al termine della commemorazione.
Le rivelazioni di un pentito hanno permesso, di recente, di scoprire forse il vero movente della barbara e ingiustificata uccisione dei due carabinieri.
Dopo la strage di Firenze, del maggio 1993, Cosa nostra progettava di uccidere uno dei carabinieri che aveva lavorato con il capitano Ultimo per la cattura di Totò Riina. Lo ha svelato, lo scorso anno, il neo pentito Gaspare Spatuzza ai magistrati di Palermo Antonio Ingroia e Nino Di Matteo che indagano sui misteri della trattativa fra Cosa nostra e pezzi delle istituzioni.
I boss Graviano, da sempre vicini a Riina, progettavano un attentato in grande stile: "Giuseppe Graviano voleva colpire le torri di viale del Fante con un camion dei vigili del fuoco carico di esplosivo", ha messo a verbale Spatuzza. «Graviano mi disse che li abitava un capitano dei carabinieri, tale Miranda o Merenda, che in qualche modo aveva avuto un ruolo nella cattura di Riina e che era solito viaggiare a bordo di un'automobile sportiva decappottabile di colore rosso».
L'attentato alle "torri", il residence trasformato in caserma dopo le stragi del 1992, doveva essere solo una tappa di una strategia di morte contro i carabinieri. Spatuzza svela che c'era Cosa nostra dietro il duplice omicidio degli appuntati Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, trucidati nei pressi di Scilla, nel gennaio 1994. Le dichiarazioni di Spatuzza hanno fatto riaprire l'indagine, alla Procura di Reggio Calabria.
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