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A Scicli le Vie dei Tesori 2024

N°4157 del 28/09/2024

Le Vie dei Tesori percorreranno Scicli da sabato 5 a domenica 20 ottobre per tre weekend di seguito.Ad annunciarlo, per l'amministrazione Marino, l'assessore Gianni Falla, con deleghe a turismo e promozione: "Quest'anno saranno visitabili siti di solito non accessibili, fra cui le Grotte di Chiafura".
Promosso dalla Fondazione Le Vie dei Tesori e dalla Pro Loco Scicli, questi i siti che sarà possibile visitare: 

1. CHIESA DEL CALVARIO
La chiesa rupestre e il culto cinquecentesco
Lungo le scalinate scavate nella roccia, che si inerpicano per il colle della Croce, sorge una delle piccole chiese rupestri che punteggiano Scicli, la cui storia è legata al vicino convento francescano. Sui battenti del portone d'ingresso sono rappresentati chiodi, martello, tenaglia, lancia, scala: simboli della Passione di Cristo alla quale è dedicata, infatti, la chiesetta. L'interno è austero e suggestivo. Visitandola si scoprono tracce delle pitture, che un tempo rivestivano le pareti, con una predominanza di colori rosso, giallo e blu; ma anche i bassorilievi del paliotto che riproduce la Pietà e le sculture dell'altare rivelano un culto praticato almeno sin dagli inizi del Cinquecento.
In Via del Calvario 

2. CHIESA DELLA MADONNA DELLA CATENA
La chiesetta della Scalilla costruita in una grotta
La chiesetta della Catena, conosciuta anche come chiesa della "Scalilla", è una delle più interessanti testimonianze di natura rupestre. Costruita in una grotta ai piedi di San Matteo, ha una facciata molto semplice, con un piccolo campanile inglobato e un finissimo portone policromo. Precedono la chiesa, un piccolo sagrato e una ripida scalinata. È legata al culto medievale della Madonna della Catena: racconta la leggenda che nel 1392 per miracolo furono spezzate le catene di tre giovani condannati ingiustamente, poco prima che venissero giustiziati. Lo stesso re di Sicilia Martino I  volle verificare di persona e, convintosi del miracolo, graziò i tre poveracci. Da allora si venera la Madonna della Catena che a Scicli, però, è la protettrice delle partorienti e delle puerpere.
In Via Catena.  

3. CHIESA DELLA MADONNA DI PIEDIGROTTA
La Madonna della Pietà scolpita nel calcare dipinto 
La chiesetta fu scavata ai piedi del Colle della Croce, di fronte al costone di "Chiafura". Fondata nel 1630, grazie a donazioni di don Giuseppe Miccichè, è scavata nella roccia e vi si accede attraverso un piccolo portale. All'interno, un bellissimo e ricco altare in pietra, con due colonne di colore rosso sormontate da capitelli compositi. Sopra l'altare l'immagine della Madonna della Pietà scolpita in calcare dipinto, all'interno di una nicchia ad arco, con il bordo scolpito a bassorilievo e popolato da puttini e simboli della Passione di Cristo. In questa statua la Vergine si presenta seduta con il figlio morto in diagonale sulle gambe, e alla sua destra un angelo che sostiene e bacia la mano esanime del Cristo. 
In Via Piedigrotta  

4. CHIESA DI SAN GIUSEPPE
Lo scrigno di stucchi rococò e la statua preziosa del '400 
Al centro del quartiere omonimo, uno dei più antichi della città, la chiesa di San Giuseppe ha origini cinquecentesche. Ѐ famosa, soprattutto, per la spettacolare cavalcata che si ripete ogni anno a ridosso delle celebrazioni che rievocano la Fuga in Egitto della Sacra Famiglia. In origine, era la cappella privata della famiglia Miccichè; dopo il terremoto del 1693, fu ricostruita nel 1722 nella sua attuale veste barocca. La facciata nasconde una delle opere più sfarzose del rococò sciclitano. L'interno è uno scrigno di stucchi bianchi, dorati e blu che custodiscono una preziosa statua di sant'Agrippina (1497), in marmo dipinto, attribuita allo scultore Gabriele Di Battista. Numerose anche le opere settecentesche, tra cui la statua del patriarca San Giuseppe di Pietro Padula e Pietro Cultraro.
In Via San Giuseppe   

5. CHIESA DI SAN VITO
La pietra, le fornaci e il mondo di una volta 
All'interno della chiesa cinquecentesca di San Vito, miracolosamente scampata al sisma del 1693, si può visitare un interessante percorso espositivo che racconta il territorio, raccontando anche l'impiego che gli abitanti hanno fatto delle risorse locali. Attività, pratiche e consuetudini legate all'uso della pietra e al lavoro della terra, sono svelate tramite la collezione di utensili agricoli e domestici, alcuni dei quali del tutto dimenticati. Una raccolta fotografica documenta fauna, vegetazione, scavi archeologici, insediamenti rupestri e le "carcare", antiche fornaci, veri e propri reperti di archeologica rurale del territorio ibleo. 
In Via San Matteo 151  

6. CHIESA DI SANTA MARIA LA NOVA E MUSEO DEL CAMPANILE
Un viaggio nel Quattrocento e il colpo d'occhio sulla città 
L'altissima facciata monumentale della chiesa di Santa Maria La Nova è lo scenografico biglietto da visita di un luogo straordinariamente ricco di storia e capolavori. È stato di recente allestito un suggestivo percorso museale che si snoda proprio all'interno della torre campanaria. Varcato il portale, appaiono le numerose opere custodite dentro la chiesa e anche quelle esposte nelle sale del nuovo museo parrocchiale: tele, sculture lignee, paramenti sacri e arredi di varie epoche, dal XV al XVII secolo. Salendo via via si aprono scorci sugli interni della chiesa; sino all'affaccio finale, dalla cella campanaria, un vero e proprio volo d'uccello sulla città.
In Via Santa Maria la Nova  

7. CONVENTO DEL ROSARIO
Il monastero domenicano per i giovani in difficoltà Il convento del Rosario fu fondato nel 1556 e pochi anni dopo qui si insediarono i Padri Domenicani. Fu danneggiato dal terremoto del 1693. Nel 1882 un sacerdote di Scicli, don Guglielmo Conti, su spinta di Padre Timoteo Longo, propose di comprare il complesso che nel frattempo era stato messo all'asta: fu aggiudicato per 6 mila lire, e nel 1883 giunsero le Terziare Domenicane del sacro Cuore di Gesù. Oggi gestiscono il Centro diurno per giovani in difficoltà, piccola oasi di pace e spiritualità; ma visto il luogo che è alla sommità di Monte Campagna, è anche un "balcone privilegiato" per una visuale magnifica sul centro storico di Scicli.
In Via Regaldi 43 (per chi arriva a piedi)In Viale Padro Longo (per chi arriva in auto)  

8. EREMO DI SAN GUGLIELMO
Il ritiro del Santo eremita e l'olmo che lui stesso piantò 
Siamo nel caratteristico quartiere "ra cavuzza di San Guglielmo", all'interno della cava di Santa Maria la Nova, una delle due gole scavate da torrenti alluvionali che caratterizzano il paesaggio sciclitano. Il suggestivo quartiere ha le sembianze di un presepe, arroccato com'è su di un costone di roccia calcarea pieno di grotte. Dal fianco sinistro della chiesa di Santa Maria La Nova si prosegue verso l'eremo di San Guglielmo. Patrono di Scicli, Guglielmo Cuffitella scelse come luogo d'eremitaggio proprio il luogo dove, oggi sorge l'eremo, custodito da una chiesetta che risale alla metà dell'Ottocento. È suggestivo vedere il suo giaciglio, luogo di preghiera dove poi, secondo la tradizione, morì il 4 aprile 1404; e la piccola grotta-abitazione con il tetto in legno, i cui pezzi sono diventati, con il passare dei secoli, degli ex voto portati via dai pellegrini. Nel giardino adiacente all'eremo si nota un tronco d'olmo che la leggenda vuole sia stato piantato dal santo. 

9. GROTTE DI CHIAFURA
L'antico abitato bizantino che diventò un caso al Parlamento Italiano Le antiche grotte abbarbicate al costone di San Matteo furono abitate fino agli anni Sessanta ma Chiafura risale all'età bizantina e araba, molto simile ai Sassi di Matera. Abitata da pastori e braccianti, poverissimi tanto le loro condizioni fecero scoppiare un caso che portò alla famosa "visita del 1959" promossa dalla sezione locale del Partito Comunista e dal Movimento Vitaliano Brancati: grazie all'interesse dell'onorevole Pajetta, giunsero a Chiafura Renato Guttuso e la moglie Mimise, Carlo Levi, Pier Paolo Pasolini, Antonello Trombadori, Paolo Alatri, Maria Antonietta Macciocchi che ne raccontarono le condizioni invivibili, senza acqua corrente né luce. Il caso Chiafura finì in Parlamento e fu varata la Legge Aldisio sull'edilizia popolare. Chiafura fu sfollata ma visitarla è ancora un'esperienza, tra grotte abbandonate, il nerofumo dei bracieri, i ricoveri degli animali.
In Via Timponello 41  

10. PALAZZO MORMINO PENNA  
La residenza neoclassica con le volte dipinte e l'affaccio spettacolare 
Palazzo Mormino Penna è una delle residenze nobiliari più importanti e più belle di Scicli, frutto di un rifacimento, e una successiva ristrutturazione, dell'antico Palazzo Grimaldi e del Convento della Concezione con la chiesa, voluto da Ignazio Penna, le cui iniziali sono ancora perfettamente visibili sull'inferriata del portone d'ingresso. Lo stile è assolutamente neoclassico, con l'imponente facciata che si staglia sulla centralissima piazza Italia. Al suo interno da non perdere i saloni con le eclettiche volte dipinte, attribuite al pittore originario di Avola, Gregorio Scalia. Spettacolare l'affaccio dai suoi balconi che danno sul centralissimo corso Italia. 

 
 
 

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa
Giuseppe Savà
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