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Situato sulla parte meridionale del colle di San Matteo si sviluppa Chiafura, uno dei quartieri più antichi della città di Scicli, con le sue centinaia di bocche nere.
Quartiere abitatissimo fino agli anni '50, oggi è deserto a seguito della legge Romita sull'edilizia impropria del 1954 che decretò il definitivo abbandono del quartiere e il successivo trasferimento nel nuovo quartiere di Jungi.
Le origini di Chiafura sono remote. Si pensa infatti che abitazioni sparse risalgano addirittura al periodo neolitico anche se è stato scoperto che la maggior parte di esse appartenga all'età bizantina.
In seguito all'insicurezza causata dal crollo dell'impero romano, le popolazioni cominciarono a salire verso la rocca fortificata, già sorta sul colle di San Matteo.
La maggior parte delle abitazioni è collocata sul versante meno ripido, quello meridionale: qui sfruttando la grande abilità nel cavare la pietra, si creerà il primo nucleo di case in grotta sotto la roccaforte della città.
A seguito del terremoto del 1693 il castello fu distrutto. Nel 1874 la Matrice fu trasferita nella Chiesa di Sant'Ignazio nella città nuova e ciò decretò la fine e il definitivo abbandono del colle, anche se diverse migliaia di persone continuarono a scavare le proprie semplici abitazioni e a ricavarvi all'interno, gli spazi e gli arredi che servivano per la vita di tutti i giorni. Nel XIX secolo, la fine del problema delle incursioni causate dalla seconda guerra mondiale e l'aumento demografico provocarono la progressiva espansione verso il fondovalle.
La parte occidentale, dominata dal "Castiddazzu", è caratterizzata da terrazze lungo tutta la sua altezza.
La maggior parte delle grotte è costituita da uno o due vani quadrangolari, di circa 4 o 5 metri di lato; alcune di esse sono scavate in pareti che si affacciano direttamente sulla strada; altre si raccordano alla strada tramite un cortile antistante. Parte di queste abitazioni sono dislocate su due piani, collegati attraverso scale interne, anch'esse scavate nella roccia.
Nel corso degli ultimi due secoli si è verificato un allargamento delle abitazioni tramite l'integrazione delle grotte con strutture costruite in muratura. Le aree più larghe, nei vari terrazzamenti, dovettero costituire lo spazio comunitario, l'agorà dell'abitato, il centro deputato alla vita pubblica.
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